Ho preso appunti, l'avevo promesso e l'ho fatto. Il problema è che da un libro come Anna Karenina, un libro di cotanto spessore, materiale o esistenziale che sia, dovrebbero partire papiri e papiri di annotazioni, postille e aggiunte. Dovrebbero. Io però, a torto o ragione, ho segnato una sola parola: esasperazione. Nei classici, in quei romanzi che resistono all'obsolescenza letteraria, c'è una vastità di sentimenti incommensurabile. Non parlo di profondità ma di larghezza, di estensione: i sentimenti sono esagerati, enormi, e mi sono resa conto che è questa la caratteristica che più apprezzo in trame di tal sorta. Il romanzo di Lev Tolstoj è un'antologia di similitudini, figure retoriche che abbracciano l'immensità e spalancano il cuore al tormento del mondo.
Il suo viso splendeva d'un vivido fulgore, ma questo fulgore non era allegro: ricordava il fulgore terribile di un incendio in mezzo a una notte oscura.
Di frasi così nei libri di ogggi non ne troviamo quasi più. Ma posso mostrarvi di meglio. Leggete qui:
Quello che per Vronskij era stato, per quasi un anno, l'unico, esclusivo desiderio che si era sostituito a tutti i desideri della sua vita, quello che per Anna era un impossibile, pauroso e così fascinoso sogno di felicità, quel desiderio era soddisfatto. Pallido, con la mascella inferiore che tremava, egli stava in piedi, chino su di lei, e la supplicava di calmarsi, non sapendo egli stesso di che, di che cosa.
Che disperazione, che magnifico avvilimento. E lui? Come reagisce lui a tutto questo?
Egli, invece, sentiva quello che deve sentire l'assassino quando vede il corpo da lui privato della vita. Questo corpo da lui privato della vita era il loro amore, il primo tempo del loro amore. C'era orrore e ripugnanza nel ricordare quello ch'era stato pagato a un così pauroso prezzo di vergogna. La vergogna dinanzi alla propria nudità spirituale soffocava lei e si comunicava a lui. Ma nonostante tutto l'orrore dell'assassino dinanzi al corpo assassinato, occorre fare a pezzi questo corpo, nasconderlo, valersi di ciò che l'assassino, uccidendo, ha conquistato. E con accanimento, con furore quasi, colui che ha ucciso si getta su questo corpo, e lo trascina e smembra: così anch'egli copriva di baci il viso e le spalle di lei. Ella gli teneva stretta una mano e non si moveva. Ecco, questi baci sono il prezzo di questa vergogna. Anche questa mano che sarà sempre mia, è la mano del mio complice. Sollevò la mano e la baciò. Egli si piegò sulle ginocchia e voleva scoprirle il viso, ma lei si nascondeva e non diceva nulla. Finalmente, facendo uno sforzo, si sollevò e lo respinse. Il suo viso era sempre bello, ma faceva tanta più pena.
— Tutto è finito — disse. — Non ho nessuno all'infuori di te. Ricordalo.
In questa scena, che non è niente di più (e niente di meno) di un rapporto sessuale tra una donna sposata e il suo amante, l'autore carica le frasi come se dovesse riepilogare tutte le emozioni del pianeta e di altri quattro o cinque satelliti presi a caso: Vronskij diventa, al pari di un assassino, colpevole di aver violato l'integrità del corpo con l'irruenza del sentimento, e non si riferisce al corpo di Anna, ma al corpo del loro amore; l'amore prende consistenza e diventa un essere a sé stante, leso, nella sua purezza, dalla volgarità dell'istinto.
Leggere Anna Karenina è anche provare ad assimilare tutti i concetti che vengono esposti, e questo è forse il motivo che dilata il tempo di lettura; l'istruzione, il ruolo delle donne nella società e nella famiglia, il progresso, il popolo, la religione: questi sono solo alcuni dei temi affrontati nel romanzo e la loro complessità non permette al lettore di svolazzare tra pagina e pagina con disinvolta irrequietezza. Il passo è rallentato in alcuni punti, anche troppo. Poi però, tra riflessione e riflessione, compare una citazione, una frase, e la trama si rinvigorisce.
— Non voglio offendere, — sembrava dire ogni volta il suo sguardo, — ma voglio salvarmi e non so come.
DONNE, TRADIMENTO E REDENZIONE
Anna Karenina, Effi Briest (1894) e Madame Bovary (1856), formano quella che viene definita la trilogia del matrimonio; Lev Tolstoj, Gustave Flaubert e Theodor Fontane immergono le loro donne nel vortice dell'adulterio e le osservano annaspare tra sensi di colpa e desiderio. Io e altre due blogger abbiamo cooperato affinché si riuscisse ad analizzare il comportamento delle tre protagoniste alla prese con proprio peccato; l'intento era quello di paragonare atteggiamenti di figure diverse in una stessa situazione. La mia Anna tradisce per necessità. I due amanti, folgorati al primo sguardo, provano in ogni modo ad allontanarsi; stare insieme è sbagliato per una serie infinita di motivi ma nessuno di questi riesce a giustificare la vita dell'uno senza l'altro. Al di là dell'attrazione è un sogno di felicità ad un unirli; è un esistere, solo se insieme. La società russa non perdona e isola la Karenina in un limbo di indifferenza: nessuno può aver contatti con lei perché parlarle, anche solo riceverla, vorrebbe dire accettare l'inaccettabile. Come se il suo peccato, pari a un'epidemia, si potesse diffondere attraverso una stretta di mano o un cenno del capo. La donna rinuncia a tutto per Vronskj: rifiuta gli agi di una vita rispettosa, abbandona l'integrità dell'immagine e accetta con passivo rammarico le continue lesioni che prendono di mira la sua dignità. Non è più una moglie, non è più una donna e, soprattutto, non è più una madre: Anna rinuncia anche a suo figlio Serëža pur di stare accanto al suo uomo. Ma il peso di queste scelte torna a bussare al cuore di Anna più e più volte, come la marea, col suo ritmo leggero, continuo e implacabile, al punto che il sogno d'amore non è più in grado di lenire le sofferenze ma pare amplificarle: Anna diventa sospettosa e possessiva, e nessuna rassicurazione di Vronskj, per quanto accorata, riesce a convincere la donna della veridicità del suo amore. Ossessionata al pensiero che l'uomo non ricambi il suo sentimento, sicura che le umiliazioni subite non sono più ripagate da una devozione sincera, Anna deciderà, al culmine della follia, di punire l'uomo privandolo dell'oggetto stesso del suo desiderio.
Anna Karenina
Traduzione di Leon Ginzburg
Rizzoli
2012
pp. 960
ISBN 9788817067058
2012
pp. 960
ISBN 9788817067058
Gustave Flaubert - Madame Bovary
Theodor Fontane - Effi Briest
Una bellissima recensione, che trasuda un trasporto e una sensibilità che sicuramente tengono viva in molti lettori la passione per queste grandi storie e per il mondo e i mondi che vi sono descritti. Anna Karenina è uno dei romanzi più voluminosi fra i grandi classici, ma ogni singola pagina serve a delineare con precisione i sentimenti di una moglie che, scegliendo di sottrarsi ad una vita di falsità e convenzioni, si trasforma in una donna padrona di sé, pagando però il prezzo della vergogna. Trovo che la grande ricchezza dell'affresco derivi anche dalla scelta di accostare ad Anna e a Vronskij esempi di donne e uomini completamente diversi, dimostrando come ciascuno si rapporti all'amore, alla vita familiare, al contesto sociale...
RispondiEliminaSono d'accordo: sia la personalità di Anna che quella di Vronskj sembrano stridere col contesto sociale. Questa era una lettura che dovevo recuperare da tempo e sono soddisfatta di averla affrontata. Sono quelle 900 e passa pagine che incutono timore, poi però si superano.
EliminaBrave ragazze, ottimo lavoro!! Spero che ci sia un seguito!
RispondiEliminaGrazie, grazie, grazie! ;)
EliminaAnna Karenina è l'unico libro di Tolstoj che ho letto ed è anche uno dei romanzi più sontuosi che abbia mai letto. Ottima analisi la tua...Vado a leggere le altre due ;)
RispondiEliminaIo, che di scorza letteraria ne ho davvero poca, ho patito come una scema per questo libro. Ero mamma da poco e sono stata malissimo per il figlio di Anna. Bellissimo, sontuoso, un caposaldo, ma non lo leggerò mai più, non ce la potrei fare. Tu invece sei riuscita a mantenere la lucidità e ne hai fatto una bella analisi!
RispondiEliminaTi ringrazio. Tolstoj ha il suo perché (anche se io credo di continuare a preferire il collega, il "Dosto"!).
EliminaConcordo appieno, ci scrissi anche un post http://apinaperniciosa.wordpress.com/2013/10/30/ce-tutto-e-tutto-ce-fedor-e-lev-e-si-capisce-da-che-parte-sto-io/
EliminaAnna Karenina mi manca, mi manca, bella la tua recensione.
RispondiEliminaPerdonami Maria, ma c'è una nomination anche per te (sul mio blog), chiedo umilmente scusa... ;-)
Grazie, e grazie del pensiero, passo subito a trovarti!
EliminaMi sono appena iscritta!! E' un blog davvero ben fatto, una piacevole lettura... Quando si parla di libri, non posso non leggere ;)
RispondiEliminaAnna Karenina l'ho letto tantissimo tempo fa. Mi è piaciuto tanto, però ricordo bene la difficoltà del testo, a volte eccessivamente carico e sontuoso, volutamente lento, che ti incastrava tra una pagina e l'altra senza darti scampo. In compenso, il romanzo è di una maestria eccezionale, e quel difettuccio o due passa viene perdonato molto facilmente. In sintesi: stupendo!! Ma non ho ancora avuto la forza di ripetere la mia impresa e leggere Guerra e Pace: sono ancora in convalescenza :P
Comunque, bellissimo blog! Passerò volentieri a leggere altre recensioni, perché sei davvero brava :)
Ciao!
Ti ringrazio, per esserti iscritta, ma ancor di più per aver condiviso i tuoi pensieri con me. Fai come se fossi a casa tua. A presto.
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