I Cattolici di Brian Moore

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Scrivo come scrivo perché sono (non sebbene sia) cattolica.

Le parole di Flannery O'Connor, che molto dicono sulla sua scrittura, altrettanto rivelano della sua personalità. La frase avrebbe funzionato lo stesso se fosse stata «sono come sono perché sono cattolica» perché la spiritualità è parte di quello che siamo; quando non ci crediamo, e anche, e soprattutto, quando ci crediamo. Ma credere non è la prova più difficile: il passo successivo è sincronizzare la vita interiore con il mondo esterno. E infatti, Flannery aggiunge: «Sono una cattolica singolarmente dotata di coscienza moderna, della specie che Jung definisce astorica, solitaria e colpevole. Esserne dotati all'interno della Chiesa significa portare un fardello, l'inevitabile fardello del cattolico consapevole».

Brian Moore, nel suo Cattolici, immagina una piccola comunità relegata su un'isola al largo della costa irlandese. Un luogo inaccessibile, quasi respingente. Le montagne, il mare e i venti contrari: la natura sembra lottare per tenere fuori tutti gli altri, dentro soltanto loro. E loro sono i monaci dell'abbazia di Muck. I monaci hanno sempre vissuto nel rispetto della dottrina così come la chiesa l'aveva concepita. Ma un nuovo Concilio Vaticano, il IV, impone un cambio di rotta: Roma esige un cattolicesimo teso al secolarismo, la confessione individuale deve essere abolita e la messa tradotta nella lingua di ogni popolo. I religiosi di Muck non condividono le ragioni del cambiamento e scelgono di restare fedeli al rito tradizionale, attirando l'attenzione di turisti e televisioni di tutto il mondo. Il Vaticano invia padre Kinsella al monastero con il compito di condurre il gregge sperduto d'Irlanda sulla nuova e più retta via.
«Sapete come chiamiamo un posto come questo in Irlanda? Un posto dimenticato da Dio. Ecco dove vi trovate ora, in un posto dimenticato da Dio». 
Il confronto che emerge dal romanzo di Moore è parecchio interessante: Tomás O'Malley, l'abate dell'isola, giustifica la disobbedienza della sua comunità senza troppa convinzione. Non crede sia necessario un aggiornamento delle pratiche religiose ma non ha una sicurezza così forte per contrastare le disposizioni del Vaticano. Da anni ha smesso di rivolgersi a Dio, rassegnato al decadimento di una religione che non corrisponde più a quella che sentiva da giovane, e anche solo il pensiero di unire i palmi e pregare è diventato insopportabile. I monaci, invece, considerano la presenza di padre Kinsella una violazione ingiustificata: il latino, dicono, è la lingua di Dio. Il mistero dell'eucarestia non ha bisogno di essere svelato, né tradotto, per essere compreso. Perché adattare la messa agli uomini e al tempo se non parla né agli uomini e né al tempo? Abbiamo bisogno di trovare una nostra identità attraverso la Fede o stiamo cercando una fede qualsiasi che realizzi un'identità collettiva? Cosa otterremo attualizzando i nostri rituali? Padre Kinsella non si pone alcuna domanda: è affascinato dalle motivazioni dei monaci ma è troppo anestetizzato dalla responsabilità del suo mandato per mettersi in discussione.
«Penso che la messa sia, per me come per la maggior parte dei cattolici oggi, un fatto simbolico. Non credo che il pane e il vino vengano trasformati sull'altare nel corpo e nel sangue di Cristo, se non in senso puramente simbolico. Di conseguenza non credo che Dio sia davvero presente nel tabernacolo, come si pensava una volta.»
L'abate si girò e diede le spalle alla finestra, la testa inclinata su un lato, i lineamenti aquilini interrogativi.
«Non è straordinario?», disse l'abate. «Eppure voi mi sembrate un giovane molto coscienzioso.»
«In che senso straordinario, abate? È la fede di oggi.»
«O la mancanza di fede», disse l'abate. «Forse sono nato nell'epoca sbagliata. Uno non è tenuto ad avere una grande fede, giusto?»
Kinsella sorrise. «Forse no.»
Kinsella porta avanti il concetto di un Dio tra gli uomini, e in questo contesto la chiesa non è più che una casa, il luogo dove questo avviene, e la messa è solo un momento di condivisione. Non c'è niente di sacro, o mistico. Niente di misterioso. Ma senza il mistero, l'inspiegabile, può esistere una dimensione spirituale? Anche questa è una domanda che non troverà risposta, ma provare a rifletterci è un buon inizio.


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Cattolici, Brian Moore. Edizioni Lindau, 2016. Traduzione di Pier Maria Allolio.

Commenti

  1. Sembra davvero molto interessante.

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    1. A me è piaciuto. Magari qualcuno può farsi intimorire dal titolo, può sembrare un po' troppo "stretto", e invece si possono cogliere diversi spunti e portarli a un livello più ampio di discussione. Eppoi i dubbi, in qualunque campo, sono le basi di grandi pensieri.

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  2. Sì, in effetti il titolo potrebbe trarre in inganno, magari uno si aspetta un libro di propaganda cattolica, mentre mi sembra di capire che la religione sia il pretesto per raccontare la storia del nuovo che vuole (s)travolgere il vecchio.
    Mi sembra molto interessante, me lo metto in lista! Grazie del suggerimento :)

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  3. Ho letto due volte il libro, è potente sia dal punto di vista linguistico che del contenuto (profetico perché scritto cinquant'anni fa, provocatorio perché descrive la post - verità dei nostri tempi attuali). Insomma una sfida se si ha ancora "una ragione".

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    1. Sì, esatto: è una sfida. A me piace leggere libri del genere, mi piace mettermi in discussione, e questo è un romanzo sul quale torni a rifletterci.

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    2. hai letto Il minotauro di Benjamin Tammuz - Edizioni e/o ?

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  4. di più...leggilo ...
    Altro "libricino" semi sconosciuto è "Il procuratore della giudea" di Anatole France ed Sellerio(ma salta introduzioni, postfazioni e retrocopertina leggili dopo casomai perchè secondo me "riducono" il lavoro dell'autore e la sorpresa che il breve romanzo può far nascere nel lettore)... una fucilata commenterebbe DFW.
    Quasi sullo stesso tema ti consiglio una scrittrice che ho scoperto da poco e che considero "grandissima" Elena Bono e il suo "La moglie del procuratore" - Marietti Editore.
    Se poi rimani delusa non mi darai più retta (ti ho risposto perchè mi ha colpiito che il libro di Moore avesse un terzo estimatore oltre me...)
    Ultimo per oggi, devo andare: hai letto il "Diario di preghiera" di F. O'Connor pubblicato da Bompiani? Aveva vent'anni quando ha scritto quelle righe, io di lei ho letto tutto e mi fa impazzire... E questo stralcio di diarietto me l'ha fatta apprezzare ancora di più

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    1. Mi appunto tutti i tuoi consigli. Flannery O'Connor è una delle mie scrittrici preferite, mi manca giusto Diario di preghiera e il primo romanzo, La saggezza del sangue. Lei sull'argomento è la migliore.

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