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Del (vero) perché ho aperto un blog

Ogni tanto qualcuno me lo chiede perciò ho un paio di risposte pronte; alcune più serie, altre più divertenti. In realtà me lo sono chiesta spesso anch’io: perché ho aperto un blog? È avvenuto abbastanza spontaneamente: ho scelto un nome, ho creato una pagina e ho scritto. Ho scritto di libri perché mi è sembrata la cosa più naturale che potessi fare. Ne avevo appena terminato uno, Il gene del dubbio , uno di quei romanzi che non conosce nessuno, di un autore greco dimenticato dal mondo, trovato in sconto in una cesta di un centro commerciale. Ho sempre letto, ma non sono costante; comincio dieci libri, ne continuo tre e quattro li lascio andare. Però questo m’era piaciuto, così iniziai a buttar giù due righe sulla trama. All’epoca, era il 15 novembre del 2012, non ero così attiva sul web e non pensavo che esistessero siti creati dai lettori. In effetti stavo ancora cercando di capire che cosa fosse un blogger. Questo, però, non l’ho capito bene neanche adesso. Ho aperto un blog perché

Un barlume nella nebbia e un giorno di pioggia a Madrid

Sulla difficoltà di leggere durante la pandemia

La parzialità della scrittura nella totalità del mondo

Svegliarsi insieme a Christopher Isherwood

Chi ben comincia (a scrivere) è a metà dell’opera

Una sosta nel tempo di mezzo

La nuova legge sul libro tra dubbi, angosce e perplessità

Scrivere un perfetto racconto di Natale

Genesi di un romanzo dell’orrore: Shirley Jackson e L’incubo di Hill House