Prima d'iniziare a sfogliare insieme questo libro guardiamo la copertina. Il titolo è bellissimo: L'ultimo ballo di Charlot. L'accostamento dei due termini, ultimo e ballo, ha una potenza evocativa molto forte: il ballo è movimento, dinamicità, energia, esplosione di vita, mentre ultimo è un aggettivo che indica un'interruzione, una fine. Un'ultima volta, un'ultima possibilità. Prima che tutto finisca. Prima che il ballo finisca. L'ultimo ballo. Prima che la vita finisca.
Una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin. Il famoso attore è ormai un ingrigito e stanco ottantenne e non avrebbe motivo di opporsi al destino se non avesse un figlio al quale sente di non aver ancora trasmesso tutto quello che potrebbe insegnargli. Spinto da questa necessità, dal bisogno spasmodico di tempo, Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla sorridere, gli verrà concesso un altro anno di vita. Sorpresa dalla particolarità della proposta, la Morte accetta la scommessa. Chaplin s'ingegna a riproporre i suoi pezzi migliori ma, più delle doti comiche, sono gli affanni dell'età a rendere il suo spettacolo buffo e divertente. La Morte ride, delle condizioni dell'uomo più che delle sue abilità, ma concede ugualmente a Chaplin un altro anno e l'attore approfitta del periodo a lui accordato per iniziare a scrivere una lettera a suo figlio Christopher, un lungo messaggio nel quale imprimere il proprio vissuto.
La famiglia, l'infanzia, gli Stati Uniti; tanti mestieri, pochi successi. La storia di Charlie, la storia del cinema. E la nascita, per gioco e per caso, del personaggio nell'uomo. The Tramp, il vagabondo.
Quel pomeriggio di pioggia del 1914 in cui cercavo nello spogliatoio maschile della Keystone un costume per una scena che stavamo girando, tenevo bene a mente quello che mi aveva detto Fred Karno, che in tutte le storie ci vuole un pizzico di malinconia. Per me non era difficile trovarla: la portavo già negli occhi, nelle mani, nel sangue. A sentire le donne, avevo un poco di tristezza anche negli inguini, ma questo finiva sempre per affascinarle. Pensai che se avessi potuto metterne un briciolo in una comica, forse avrei potuto sedurre chiunque. Era il comune senso delle proporzioni che dovevo stravolgere.
Scelsi così un paio di calzoni sformati, mi abbottonai a fatica un gilè e una giacca troppo stretti e calzai due scarpe enormi e logore. Mi guardai allo specchio. Non mi ero mai sentito così a mio agio. Il mio vestito era una disubbidienza. Ci aggiunsi una bombetta, un bastone, una cravatta a farfalla. Mancava solo un ultimo dettaglio: mi agitai i capelli e mi incollai sotto al naso un paio di baffetti neri e per la prima volta seppi qual era la mia faccia.
Anno dopo anno, ogni Natale, Chaplin prova a strappare dai denti della Morte un po' di vita, il tempo necessario affinché la lettera giunga alla conclusione. Giocando a intrecciare fantasia e realtà, Fabio Stassi ci regala una favola per adulti, una biografia surreale di un personaggio altrettanto surreale. Una lettura piacevole e malinconica. Di quella malinconia garbata e leggera che solo la comicità di Chaplin riusciva ad infondere. Di quella malinconia di cui, ancora oggi, abbiamo un grande bisogno.
2012
pp. 288
ISBN 9788838927645
Io sono affascinata dalle visite della Signora con la Falce, e ancora di più dal modo in cui i mortali si impegnano a giocare con lei, senza rifuggirla atterriti.
RispondiEliminaNe hai fatto una recensione superba.
Lo leggerò.
(ok, nella prossima vita. Ma lo leggerò.)
Qua ci starebbe un "mi fai morire dal ridere" ma poi sarei costretta ad autoflagellarmi per aver fatto una battuta tanto ridicola. Però è vero, mi diverto un sacco a leggere i tuoi interventi! E comunque... il tuo gusto per il macabro l'avevo già notato, tranquilla.
EliminaFiori di loto a parte, ovviamente.
:-D
Elimina...altrimenti, come faccio a far crescere i fiori di loto, che affondano le radici nella melma degli stagni, senza un lato macabro cui attingere copiosamente?
:-D