Reduce dalla lettura di Cosmopolis, mi lascio andare alle riflessioni collaterali. Mi succede spesso di leggere un libro, soffermarmi su una parola, su una frase, e da lì inseguire un pensiero che esula dalla trama. Questa volta, più delle altre, sono riuscita a spaziare perché il romanzo di Don DeLillo è terreno fertile per ogni tipo di digressione: è così saturo di concetti, così colmo, che potrebbero venir fuori almeno una decina di libri di altrettanti generi letterari solo seguendo i diversi argomenti che è riuscito a sfiorare. La storia di Eric Packer potrebbe sembrare inverosimile a primo impatto. Eppure, secondo me, quest'apparenza di surrealismo non regge. Io credo che l'autore abbia estremizzato di proposito alcuni passaggi proprio per far meglio intendere i risvolti patologici legati al progresso tecnologico e all'inevitabile scalata oligarchica di chi riesce a trarne vantaggio. Ma ad ogni conquista corrisponde un prezzo da pagare, un pegno, e la misura del guadagno raggiunto è direttamente proporzionale a quello che si è stati costretti, consapevolmente o meno, a sacrificare. Molti ci rimettono dei soldi, altri ci rimettono gli affetti; alcuni ci rimettono tutto.
Se l'esasperazione nella scrittura è un modo efficace per raccontare, in questo caso la morbosità dei meccanismi del successo, la lettura ne risente: è come se a tratti si avvertisse l'intento dell'autore a voler colpire, scioccare, infastidire a tutti i costi. Non si procede velocemente, ma non si può interrompere senza perdere qualcosa. L'ideale sarebbe prendersi del tempo e leggerlo tutto d'un fiato; ripercorrere, in un solo blocco, l'intera giornata nella limousine del giovane Signor Packer e accomodarsi il quel suo pazzo percorso senza farsi troppe domande. Torniamo fuori tema però, perché la trama è solo uno dei tanti appigli a cui possiamo attenerci. Eric è un personaggio molto complesso, ma uno degli aspetti che mi ha colpito maggiormente è il rapporto tra il suo bisogno di stabilità, la necessità che tutto sia previsto e prevedibile, e la poesia.
Gli piacevano le poesie scarne collocate minuziosamente nello spazio bianco, file di tratti alfabetici impressi a fuoco nella carta. Le poesie lo rendevano cosciente del proprio respiro. L'essenzialità della poesia gli rivelava in un attimo cose che normalmente non notava. Questa era la sfumatura di ogni poesia, almeno per lui, di notte, in quelle lunghe settimane, un respiro dopo l'altro, nella stanza ruotante in cima all'appartamento a tre piani.Ho sempre pensato alla poesia come a qualcosa di sfuggente e indefinito; concentrati in un numero ristretto di versi, i poeti possono permettersi di lasciare molto più spazio all'immaginazione rispetto ai romanzieri. Inoltre, ogni componimento ha un proprio ritmo, una musicalità, e non credevo che tutta questa evanescenza si potesse incasellare in un contesto razionale.
Era nel reparto poesia al Gotham Book Mart, e sfogliava libricini. Sfogliava sempre libri smilzi, spessi mezzo dito o anche meno, scegliendo le poesie da leggere in base alla lunghezza e alla larghezza. Cercava poesie di quattro, cinque, sei righe. Le esaminava attentamente, riflettendo su ogni suggerimento, e i suoi sentimenti sembravano galleggiare nello spazio bianco intorno alle righe. C'erano i segni sulla pagina e c'era la pagina.
Seguendo i pensieri del protagonista, mi sono resa conto di quanto la poesia sia qualcosa di ancor più grande rispetto a quello che ci viene mostrato; la parola è diretta, unica e precisa: un proiettile. Poi però ci sono le pause, i punti. Gli spazi bianchi. Il contorno è parte integrante del contenuto. Come se ci fosse più senso nell'intenzione del vuoto che nella chiarezza del pieno. Per me l'ordine è sempre stato un'esigenza più che un'imposizione ed è per questo che i concetti che vi ho riportato hanno attirato così tanto la mia attenzione; la disposizione organizzata delle cose mi permette di dare il giusto senso a quello che mi circonda, la giusta dimensione, e non mi è difficile capire perché la diversa posizione del bianco e del nero su un foglio di carta sia così determinante.
Il bianco era indispensabile all'anima della poesia.Che mi spingano a pensare: questo è quello che chiedo ai miei libri. Che mi mostrino altre angolature, diverse prospettive. Perché è interessante riconoscersi nelle storie che leggiamo, ma è ancor più stimolante provare a capire perché siamo riusciti a trovare qualcosa che ci appartiene in un personaggio così apparentemente lontano dal nostro essere.
— Hai cercato di prevedere i movimenti dello yen ricorrendo ai modelli della natura. Sì, è chiaro. Le proprietà matematiche degli anelli di un albero, dei semi di girasole, i bracci delle spirali galattiche. Questo l'ho imparato con il baht. Adoravo il baht. Adoravo le armonie incrociate fra la natura e i dati. Me l'hai insegnato tu. Il modo in cui i segnali provenienti da una pulsar nello spazio profondo seguono sequenze numeriche classiche, che a loro volta possono descrivere le fluttuazioni di una data azione o valuta. Sei stato tu a mostrarmelo. Il modo in cui i cicli di mercato sono intercambiabili con i cicli temporali della riproduzione delle cavallette, della mietitura. Tu hai reso questa forma di analisi orribilmente e sadicamente precisa. Ma ti sei dimenticato qualcosa strada facendo.
— Cosa?
— L'importanza dell'asimmetria, delle cose leggermente sghembe. Tu cercavi l'equilibrio, la bellezza dell'equilibrio, parti uguali, lati uguali. Io lo so. Ti conosco. Ma avresti dovuto star dietro allo yen nei suoi tic e nei suoi capricci. Il piccolo capriccio. L'imperfezione.
— L'anomalia.
Cosmopolis
Traduzione di Silvia Pareschi
Einaudi
2006
pp. 184
ISBN 9788806180805
Wow! Che bella recensione!
RispondiEliminaSai che ho provato a leggere qualcosa di De Lillo, Underworld, ma non riuscita ad andare oltre le 10 pagine. Forse non avrei dovuto essere così ambiziosa! :D
Underworld non l'ho letto però sì, lo vedo più impegnativo (fosse solo per la mole che si porta dietro!), però dicono sia molto bello.
EliminaComplimenti per la recensione! :)
RispondiEliminaQuesto libro è in wishlist da tanto ma ieri, non avendolo trovato in libreria, ho ceduto ed ho acquistato "l'uomo che cade". Spero di non aver sbagliato titolo perché ho grandi aspettative su questo autore!
Anche "L'uomo che cade" ha il suo perché, ti confesso che anch'io ero molto indecisa tra i due. Fammi sapere poi! :)
EliminaCosmopolis mi ha deluso se devo dire la verità, di De Lillo amo moltissimo "Rumore Bianco" che considero di gran lunga superiore a Cosmopolis.
RispondiEliminaNon è stata la lettura superlativa che mi aspettavo ma mi è comunque piaciuto perché mi ha dato modo di riflettere.
EliminaRumore Bianco è in lista. Vedremo!
Se ti interessa ne ho fatto una accurata recensione, se ti va te la linko !
EliminaDi De Lillo ho sempre avuto la sensazione che fosse un americano con la A maiuscola, e da queste tue parole mi pare di averne la conferma.
RispondiEliminaOvviamente non è detto che avrei avuto la tua stessa percezione, ma credo che "l'intento dell'autore a voler colpire, scioccare, infastidire a tutti i costi" mi infastidirebbe sì, ma non nel modo che lui spera (Ti urto, ma sono così figo che ti terrò incollato alle pagine del mio libro).
Però "Rumore bianco" mi ispira già di più, ma se dovessi scorgere qualcosa di simile lo abbandonerei. Senza rancore :)
Ma la questione della poesia mi intriga... E non capisco perché alcuni autori sentano l'assoluta necessità di provocazione, quando forse in tal modo vanno solo a sporcare qualcosa che poteva essere interessante. Ma de gustibus...
È americano americano sì, la tua impressione è giusta.
EliminaLa provocazione è un modo di tenere il lettore; volente o dolente, per fastidio, per curiosità, il libro lo porti fino alla fine.
Romanzo non letto, ma visto film di Cronenberg e se tanto di mi da tanto...recensione compresa, mi sa proprio che dovrò correre in libreria. De Lillo è uno di quegli autori verso i quali ho un certo timore reverenziale, per ora letto solo i racconti di "Angelo Esmeralda"...sono ancora qui che ci penso. Nel link quello che pesno del film
RispondiEliminahttp://www.mymovies.it/film/2012/cosmopolis/pubblico/?id=740449
-Cosa ha questo neo?
-lasciamo che si esprima!
SB