
Era già sera, abbastanza tardi perché il bar era quasi vuoto. C’era soltanto un uomo, vecchio, sordo e un po’ ubriaco. Era un tipo silenzioso, di quelli che non creavano problemi. Anche se era un cliente abituale i due camerieri lo tenevano d’occhio perché certe volte era capitato che se ne andasse senza pagare. «La settimana scorsa ha tentato di suicidarsi», disse uno. «Per cosa?», domandò l’altro. «Niente». «Come fai a sapere che era niente?», gli chiese. «Perché ha un mucchio di soldi», e il più giovane tra i due chiuse il discorso. Dalla porta d’ingresso s’intravedevano le ultime persone ancora in strada; un soldato, una ragazza che lo seguiva a passo svelto. Il vecchio voleva del brandy, attirò l’attenzione picchiettando col bicchiere sul piattino. Il giovane si avvicinò e prese l’ordinazione. «Si ubriacherà». Il vecchio lo guardò appena e il cameriere tornò al bancone. «Resterà qui tutta la notte», si rivolse al collega. Non era meglio che si ammazzava la settimana scorsa? Glielo disse quando gli portò da bere: «Doveva uccidersi la settimana scorsa». Ma l’uomo gli fece segno con le dita di aggiungere altro brandy. Il cameriere tornò dentro e riprese il discorso. Si diceva che il vecchio avesse provato a impiccarsi, sua nipote l’aveva trovato appena in tempo. «Non vorrei diventare così vecchio» disse il giovane «I vecchi sono sporchi». Non è vero, rispose l’altro, quel vecchio comunque non lo era. Anzi, anche se era ubriaco manteneva un aspetto decoroso. In realtà il giovane non capiva perché il vecchio avesse scelto di ubriacarsi ogni notte proprio in quel caffè. Soprattutto, non accettava che lui dovesse stare lì, ogni notte, aspettando che il vecchio se ne andasse. Erano quasi le tre, non riusciva mai a tornare a casa prima delle tre. Così, quando l’uomo chiese un altro bicchiere di brandy, il cameriere rifiutò. L’uomo si alzò, congedandosi con dignità. Cosa gli costava accontentarlo, lo ammonì quello più anziano. Ma il giovane se ne andò e l’altro fu costretto a continuare la conversazione con se stesso. Un minuto in più, uno in meno, che differenza faceva? Non importava che ci fossero altri locali aperti a quell’ora, non era la stessa cosa. Doveva essere «un posto pulito, ben illuminato». Doveva essere accogliente, confortevole. Continuò a pensarci. Rassicurante, certo, ma perché? Di che cosa aveva paura? Non era proprio paura, si rispose. Era una specie di niente, il niente del vecchio che si ubriacava senza fretta, lo stesso che anche lui conosceva molto bene. Nada y pues nada. Era tutto un niente, e così anche un uomo era niente.
***
Nada y pues nada diventerà il titolo dell’ultimo capitolo di Festa mobile, il romanzo che Ernest Hemingway cominciò a scrivere poco prima di uccidersi con un fucile da caccia nel luglio del 1961.
Un posto pulito, illuminato bene è contenuto nella raccolta I quarantanove racconti.
questa frase per me è magica. l'ho sempre conosciuta ma non ricordavo chi l'avesse scritta. è musicale. . apparentemente semplice,ma che nasconde un sacco di cose. potrebbe essere il paradis dei cristiani "Un posto pulito illuminato bene" oppure una camera d'albergo di Hopper dove ci si va o per frare l'amore o per uccidersi.
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