29 AGOSTO 13:23
Signore, buongiorno! Come abbiamo passato l’estate? Vi contatto in merito a quel post su Madame Bovary. L’idea è di mettere a confronto le opinioni di due lettori sullo stesso personaggio, opinioni distanti come mi sembra siano le vostre.
Siete due lettrici d’assalto, mica roba da ridere!
Siete due lettrici d’assalto, mica roba da ridere!
BARBARA: Per me va bene!
PAOLA: Anche per me, la sto rileggendo per essere più “preparata”. Avrò bisogno di una decina di giorni.
BARBARA: La rileggi? No, ma aspetta, cosa dobbiamo dire?
Non siamo qui per fare un trattato: voglio che vi divertiate, come se vi capitasse un giorno d’incontrarvi in un bar e di parlarne davanti a un caffè. Semplice semplice. Può funzionare?
2 OTTOBRE 10:13
PAOLA: Sono a cinquanta pagine dalla fine della mia rilettura della Bovary. Se prima avevo una bassa opinione di lei, ora la detesto ancora di più. In compenso, in questa seconda lettura ho colto tutta l’ironia di Flaubert, quella che la prima volta mi era sfuggita tanto ero presa dalla storia.
BARBARA: Pensi che la frase “Bovary c’est moi” pronunciata da Flaubert sia falsa?
PAOLA: Sinceramente sì, alla luce di questa seconda lettura e delle cose che ho letto su e di Flaubert. Non so in che occasione l’abbia pronunciata quella frase, né in quale contesto.
BARBARA: Paola, io volutamente non l’ho riletto. Ho temuto che una rilettura avrebbe potuto condizionare “l'idea” che ho di lei, che poi altro non è che l’emozione che mi ha scatenato, le possibili affinità con la mia indole, quello che mi ha dato. E non è affatto detto che sia quello che c’è o quello che l’autore ha raccontato. La mia lettura è così.
PAOLA: Io l’ho riletta perché alcuni passaggi non li ricordavo proprio e ho cercato di farne una lettura senza pregiudizi né moralismi. Probabilmente lo scarto tra me e Madame è proprio legato alla sua indole, niente di più lontano da me 😊
BARBARA: 😊
4 OTTOBRE 12:31
BARBARA: Paola, ma come fai a detestarla? Ha ragione lei! Attorno è solo mercificazione e annientamento dell’UMANA indole di sollevarsi dal reale! Io la trovo così umana... credo che tutti i personaggi del romanzo vorrebbero essere come lei ma non ne hanno il coraggio.
PAOLA: Lei non ambisce a sollevarsi dal reale, pretende di essere l’eroina di uno dei suoi romanzi. È una sognatrice, innanzitutto, ma questo non è di per sé un difetto. Sposa Bovary pensando di dare una svolta alla propria esistenza. È immatura, e anche questo posso accettarlo ma neanche la maternità riesce a farle prendere finalmente contatto con la realtà. Tutto quello che le accade è sempre colpa di altri o di altro, non si prende nessuna responsabilità, neanche la più piccola. Vive una rabbia repressa, dimostra un narcisismo agghiacciante anche quando tutto intorno a lei crolla... giusto un allocco come Bovary poteva restarle accanto fino alla fine senza capire nulla di ciò che succedeva in casa sua.
(Io prendo i popcorn)
BARBARA: Sì, la tua è una visione giusta. Ma lei la realtà la nega perché non la vede, non la riconosce, la accetta solo per differenza del sogno, dell’idea. È una mente estetica. La sua è assoluta cecità ma anche spirito vitale puro proprio nel non riconoscersi alcuna responsabilità. Lei è un difetto adorabile e infatti tutti la adorano e seppure abbandonandola non riescono a farle del male. Rappresenta un’illusione, un’utopia.
PAOLA: Però quando ha bisogno di denaro, faccenda piuttosto reale, riesce a raggirare il marito e ad essere più meschina e reale dell’usuraio che poi li porterà alla rovina. Non dico che bisogna essere perfetti, ma lei non vede il reale neanche quando le sbatte addosso. È una cecità accettabile inizialmente, vuoi per immaturità, vuoi per ingenuità e poca esperienza, per non parlare degli slanci di misticismo con cui pensa di risolvere le sue magagne interessando direttamente il padreterno. Leon se ne innamora, Rodolphe vuole solo possederla... è bella, è giovane, è elegante, è apparenza... La scena finale della sua veglia funebre è molto eloquente in questo senso, ci sono il farmacista e il prete che sonnecchiano e si punzecchiano a vicenda!
BARBARA: Rodolphe vorrebbe rivivere attraverso l’autentico trasporto che ha lei per lui. Vive riflesso in lei e la lascia perché ha paura di vedersi morire dentro quello sguardo che prima o poi perdendo entusiasmo si spegnerà. Non è apparenza, è illusione, un’illusione che tutti prima o poi nella vita viviamo e con la quale ognuno ci fa i conti.
PAOLA: Noooooooo... Rodolphe è un mascalzone! Quello che io detesto in Madame è che per i suoi scopi (i suoi sogni o i suoi desideri che poi diventano pretese e vizi) non si fa scrupolo di usare chiunque le sia a tiro.
BARBARA: Io non ci vedo una donna in lei: io ci vedo una allegoria, un simbolo, e credo che il modo di disegnarla nei tratti e nelle delicatezze contribuisca ad alimentare questa mia aspettativa. Il fatto che si faccia vestale del suo amore deluso è così letterario...
PAOLA: Mi fai morire, Barbara. Lo scollamento tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere lo viviamo tutti, il punto è cosa siamo disposti a fare per diventare quello che vorremmo essere, a costo di chi e di cosa inseguiamo i nostri obiettivi (della povera Berthe, la figlioletta, ne vogliamo parlare?) e soprattutto quanto sia reale quello che immaginiamo dovrebbe essere il nostro destino. Lei vuole essere al centro delle attenzioni, diventare una gran dama, viaggiare, ignorare tutto ciò che non le provochi meno di un trasporto emotivo e passionale... ma la vita ti presenta il conto, e lei cosa fa? Si avvelena, scappa, fugge, non è capace di affrontare la realtà. Umano, sì, ma non ammirevole. Ha avuto la possibilità di cambiare, invece persevera negli inganni. Io invece ho colto molta, moltissima ironia come accennavo l’altro giorno da parte di Flaubert. Come a dire, ci possiamo affannare, illudere, dare da fare fino all'inverosimile, se quello che inseguiamo non è reale, prima lo accettiamo, meno soffriremo.
BARBARA: Io non credo che razionalmente Emma sappia cosa vuole. Fosse scappata con uno dei suoi amanti l’avrebbe ridotto a un Charles e avrebbe ricominciato. Il concetto dell’altrove, il bovarismo, è il vero limite di Emma, che tutti temono e per questo l’allontanano.
PAOLA: Ho capito, però io non condanno l’insoddisfazione. Condanno tutte le azioni che mirano a scacciarla a scapito di altri; per lei conta solo il sé, è il prototipo degli eterni adolescenti di cui è pieno il mondo, oggi più che mai, quelli che pensano di aver diritto sempre ad una seconda occasione anche quando non hanno fatto nulla per meritarsi la prima. Io, io, io. Meglio negare. E lei nega, manipola, inganna, sprofonda in un vortice di smarrimento sempre piû profondo ma rimane superficiale fino alla fine. Pensa che arrendersi significhi diventare come Bovary, un inetto totale, ma è una giustificazione che dà a se stessa. “Si sentiva rapita dalla follia e ne ebbe paura, tentò confusamente di riprendersi; non ricordava per nulla la vera causa del suo orrendo stato, cioè la questione del denaro. Soffriva esclusivamente per le sue pene d'amore, sentiva che la sua anima la stava abbandonando in quel ricordo, come i feriti in agonia sentono la loro esistenza fuggire nelle ferite sanguinanti”. D’amore non si muore, dice la canzone, ma si può soffrire moltissimo. Di quale amore stiamo parlando? Emma non ama, vuole essere amata forse, ma basta questo per giustificare tutte le azioni che compie? La noia?
BARBARA: Il tuo mi sembra un giudizio morale. Come se non si potesse ammettere la bellezza intrinseca di un difetto.
PAOLA: Come il giovane Werther che vede ciò che non è e quando finalmente vede ciò che è, ovvvero che Carlotta non è mai stata interessata a lui, si ammazza. Non è un giudizio morale, Barbara. Emma compie tre volte lo stesso errore, con tre uomini diversi: si illude che la sua vita possa essere diversa da quella che è. È questo il mio rimprovero principale ma capisco quanto ci sia di umano e di misero in tutto ciò.
BARBARA: Ma perché, Paola, Flaubert ha sentito il bisogno di raccontare questa persona e soprattutto perché l’ha descritta con così tanta delicatezza e rispetto?
PAOLA: In realtà la compiange e la deride, sia pure indirettamente, e quando può non le risparmia critiche. Almeno, il lettore questo lo capisce. Come a voler dire che lei è sempre fuori contesto, esagera ogni cosa, mistifica. Certo, non ha creato una femme fatale perché in fondo Emma si muove in un ambito provinciale, dove il massimo del divertimento è la fiera degli agricoltori.
PAOLA: Tra l’altro, vorrei recuperare un articolo di Piperno su Flaubert.
BARBARA: Ce l’ho io. È nel suo nuovo libro*.
PAOLA: Flaubert è uno dei suoi cavalli di battaglia.
BARBARA: La mette in competizione con Anna Karenina!
PAOLA: Guarda che anche io ho pensato alla Karenina...
TO BE CONTINUED?
Oggetto del confronto: Madame Bovary, Gustave Flaubert. Traduzione di Maria Luisa Spaziani.
*Il libro a cui si riferisce Barbara è Il manifesto del libero lettore di Alessandro Piperno. Mondadori, 2017.
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